In piena revisione del sistema assistenziale ospedaliero e territoriale in termini di integrazione e continuità delle cure, la USL Umbria 1 ha approvato l’attivazione di altri 54 posti di RSA (Residenza Sanitaria Assistita) distribuiti nei quattro presidi ospedalieri di Assisi, Città di Castello, Umbertide e Gubbio-Gualdo Tadino, attraverso la riconversione di posti letto ospedalieri di degenza ordinaria, che ha consentito di liberare risorse per attivare cure intermedie con assistenza infermieristica e tutelare nell’arco delle 24 ore.
La delibera prevede il seguente calendario: entro il mese di aprile saranno attivati 12 posti letto all’ospedale di Assisi e 16 posti letto in quello di Città di Castello, entro il mese di giugno saranno attivati 14 posti letto all’ospedale di Gubbio-Gualdo Tadino e 12 in quello di Umbertide. Il funzionamento di tali strutture ha richiesto anche l’incremento complessivo di 18 posti di operatore socio-sanitario (OSS): 7 nel presidio ospedaliero di Gubbio-Gualdo Tadino, altrettanti a Città di Castello e 4 a Umbertide. E’ già coperto il fabbisogno per l’ospedale di Assisi. In ognuna delle quattro sedi saranno realizzati lavori di manutenzione ordinaria e interventi strutturali di lieve entità.
Questi 54 posti letto vanno ad ampliare l’offerta assistenziale della USL Umbria 1 che già comprende 44 posti letto a Perugia nella residenza Seppilli (ex Grocco), 20 posti letto nella Casa della Salute di Marsciano, 12 all’ospedale di Città della Pieve e 8 all’ospedale della Media Valle del Tevere , per un totale di 138 posti in tutta l’azienda.
“Il nuovo assetto delle aziende sanitarie locali umbre previsto dalla legge regionale 18/2012 – precisa il direttore generale della USL Umbria 1 Giuseppe Legato – ha comportato, coerentemente ai cambiamenti di natura organizzativa, la necessità di riorganizzare e potenziare la rete assistenziale integrata. Infatti, ad una maggiore appropriatezza del ricovero ospedaliero, con riduzione dei tempi di degenza e dei posti letto per pazienti acuti, corrisponde la necessità di creare servizi di livello e intensità assistenziale intermedia, capaci di garantire l’integrazione e la continuità delle cure tra il livello ospedaliero, territoriale e domiciliare. Mi preme sottolineare che aver previsto questo tipo di assistenza all’interno degli ospedali – prosegue Legato – non significa trasformare i presidi ospedalieri della rete dell’emergenza in ospedali di comunità, così come recentemente paventato da qualcuno; rappresenta invece una concreta opportunità per gestire in modo più appropriato il ricovero ospedaliero, liberare risorse e consentirci di rendere più efficiente l’offerta assistenziale integrata e intermedia in ciascun territorio”.
“Nei prossimi giorni – conclude Legato – inizierà la fase di concertazione con le organizzazioni sindacali dei medici di medicina generale per la stesura definitiva di un regolamento legato alla presa in carico dei pazienti”. E’ ai medici di medicina generale, infatti, che sarà affidata la gestione clinica dei pazienti, mentre l’azienda sanitaria si farà carico del comfort alberghiero e del personale infermieristico e socio-sanitario che assicura il piano assistenziale multidisciplinare. In caso di necessità è garantita la valutazione di medici ospedalieri specialisti e l’attività diagnostico-terapeutica si avvale dei servizi esistenti nell’ospedale.