Più che rassicuranti sono incoraggianti e in alcuni casi sorprendenti i dati che emergono da una analisi fatta sul programma contro l’uso inappropriato dell’antibiotico avviato all’ospedale di Terni a febbraio del 2016 per contrastare le infezioni ospedaliere e le infezioni da germi multi resistenti, che anticipa gli obiettivi fissati dal Ministero per il 2020. Lo hanno reso noto, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta il 15 novembre, in occasione della settimana mondiale della consapevolezza antibiotica (13-19 novembre), il direttore generale dell’Azienda ospedaliere di Terni Maurizio Dal Maso e il direttore sanitario Sandro Fratini, insieme al direttore della Clinica universitaria di Malattie Infettive, prof.ssa Daniela Francisci, e al responsabile diretto del progetto, dottor Stefano Cappanera, dirigente medico della struttura semplice di Infezioni nosocomiali.
Il programma di AntimicrobialStewardship messo in campo oltre un anno e mezzo fa presso l’Azienda ospedaliera Santa Maria di Terni – spiega il direttore generale Maurizio Dal Maso – ha praticamente anticipato gli obiettivi e le misure di sorveglianza e di prevenzione dell’antibiotico-resistenza che il Ministero della Salute ha definito lo scorso ottobre nel Piano nazionale di contrasto all’Antimicrobico-resistenza 2017-2020. Nelle strutture dove il programma è a regime siamo già in linea con gli obiettivi ministeriali, ora sarà progressivamente esteso a tutti i reparti, ma già possiamo ragionevolmente considerare il nostro ospedale più sicuro”.
Lo scenario e l’importanza di adottare urgentemente politiche strategiche per ridurre l’uso inappropriato degli antibiotici è descritto dalla prof.ssa Daniela Francisci. Lo sviluppo e l’impiego degli antibiotici, a partire dalla seconda metà del XX secolo, ha rivoluzionato l’approccio al trattamento delle infezioni ritenute fino ad allora incurabili. Ma la situazione si sta ormai ribaltando a causa di un uso di antibiotici massivo (si pensi anche agli allevamenti) e inappropriato (fino al 50% dei casi in ambito medico e ospedaliero), che ha generato i cosiddetti “superbatteri”, i micro organismi che resistono agli antibiotici e che rischiano di farci tornare nell’era pre-antibiotica, una delle più grandi minacce per la salute dell’umanità. Oggi, il problema crescente dell’antibiotico-resistenza rappresenta la priorità per la sanità pubblica mondiale, con uno scenario macabro stimato in circa 10 milioni di morti all’anno per infezioni batteriche incurabili nel 2050, superando così ampiamente i decessi per tumore (8.2 milioni), diabete (1.5 milioni) e incidenti stradali (1.2 milioni) e con una previsione di costi che supera i 100 trilioni (O’Neill). Se in Europa l’antibiotico resistenza è responsabile di 25.000 morti all’anno con una spesa associata alle cure di 1.5 bilioni di euro, anche in Italia la resistenza agli antibiotici risulta, nella maggior parte dei casi, al di sopra della media europea, come nel caso della resistenza ai carbapenemi (35% del 2015 contro una media europea dell’8%) e ai fluorochinolonici (più del 50%), con una incidenza del 7-10 per cento dei pazienti e circa 4.500-7.000 decessi all’anno.
Le azioni messe in campo all’ospedale di Terni e i primi importanti risultati raggiunti sono sintetizzate dal responsabile del progetto, il dott. Stefano Cappanera, in relazione agli obiettivi del Ministero per il 2020 che prevedono: la riduzione del consumo degli antibiotici (oltre il 5% nel totale e oltre il 10% dei fluorochinolonici), il monitoraggio del consumo di gel idroalcolico per la corretta igiene delle mani e la sorveglianza laboratoristica per il monitoraggio di germi multiresistenti.
Costruito a diversi livelli considerando le problematiche infettive e gestionali presenti nelle differenti unità operative, il programma di Antimicrobial Stewardship (ASP) va a misurare e migliorare l’appropriatezza dell’uso degli antibiotici al fine di promuovere la selezione del regime terapeutico ottimale, includendo il dosaggio, la durata della terapia antimicrobica e la via di somministrazione. “I dati riferiti al consumo di antibiotici ai primi 9 mesi del 2017 e confrontati con i primi 9 mesi del 2016 – annuncia il dottor Cappanera – hanno evidenziato nelle prime tre strutture strategiche sottoposte a sorveglianza (Rianimazione, Clinica medica e tutta la Chirurgia digestiva ed unità fegato) una riduzione del 5,4% del consumo totale di antibiotici e del 12,71% dei fluorochinoloni, raggiungendo gli obiettivi nazionali prefissati per il 2020, e addirittura una riduzione pari al 53,51% del meropenem, un grande risultato alla luce del preoccupante fenomeno della resistenza ai carbapenemi delle enterobatteriacee in Europa e in Italia”.