Si tratta di un ragno mediterraneo velenoso ma raramente letale
Terni, 24 aprile 2018 – La professoressa Daniela Francisci, direttore della clinica di Malattie Infettive dell’ospedale di Terni, conferma la notizia diffusa dagli organi di stampa riguardante il caso clinico di un uomo di 59 anni (un vigile urbano di Terni) che a gennaio 2018 è stato ricoverato all’ospedale di Terni in gravi condizioni per quello che sarebbe stato poi riscontrato come un morso di ragno “violino”, avvenuto qualche giorno prima.
Dopo la tempestiva visita del medico infettivologo in servizio, dottor Alessandro Lavagna, il paziente era stato ricoverato nel reparto di malattie infettive in condizione di shock, con un braccio gonfio, pieno di vescicole e già in necrosi, febbre e vari organi già compromessi o in sofferenza, come reni, fegato e cuore, a causa del veleno entrato in circolo ormai da giorni. Il paziente è stato trattato con antibiotici ad ampio spettro abbinati a terapia di supporto, medicazioni intensive e diverse asportazioni chirurgiche dei tessuti necrotici del braccio, per venire dimesso dopo 14 giorni di ricovero.
Nonostante la grave situazione, il caso clinico ha avuto un esito positivo. Anzi, la prof.ssa Francisci lo definisce un “risultato eccellente, considerando che, superato lo stato tossico e settico generale con cui era entrato, si è riusciti a recuperare la completa funzionalità di tutti gli organi oltre che del braccio colpito”.
Diffuso in tutta l’area mediterranea il ragno violino (Loxosceles rufescens) è di dimensioni piuttosto piccole, la femmina è più grande ed ha il corpo lungo non 8–13 mm, mentre il maschio, pur essendo più piccolo, in proporzione ha le zampe più lunghe. È caratterizzato da sei (invece che otto) occhi raggruppati in tre coppie e sul cefalotorace presenta una macchia scura a forma di violino da cui deriva il nome. Non cacciando con la classica tela, lo si può trovare facilmente, in particolare il maschio, in campagna ma anche nascosto fra lenzuola e vestiti…
Il ragno violino è velenoso. Il suo veleno ha un’azione necrotica sui tessuti colpiti e in soggetti allergici può provocare il cosiddetto loxoscelismo, con formazione di un’ulcera che può estendersi di alcuni centimetri, e stati più gravi, ma raramente la sua puntura si rivela mortale (in Europa si conoscono solo due casi di morso letale di cui solo uno accertato Catanzaro nel 2015). In generale il potenziale pericolo dipende dalla localizzazione del morso, dall’estensione della cancrena, dallo stato di salute della persona colpita e dai relativi rischi indiretti di infezione.