7 giugno 2022 – Luigi Campi – Se vi trovate a passare nell’Alta Valle del Tevere, dalle parti di San Giustino, attenti ai cartelli. C’è n’è uno che vi accoglierà nel ricordo di un territorio che tra il 1441 e il 1826 fu libera repubblica all’interno dello Stato della Chiesa.
Ci troviamo a Cospaia, piccola frazione del comune di San Giustino dalla storia particolarissima e fortunata. Per conoscerla dobbiamo risalire al 1441 quando Papa Eugenio IV, avendo bisogno di denaro, chiese in prestito 25.000 fiorini d’oro a Cosimo il Vecchio dei Medici di Firenze. Come pegno, gli diede il Borgo di San Sepolcro con il suo circondario. Trascorsi i dieci anni stabiliti per la restituzione del denaro, il papa non onorò il debito e San Sepolcro entrò a far parte della Repubblica di Firenze.
A quel punto ognuno dei due stati diede a una sua commissione l’incarico di segnare i nuovi confini, che dovevano passare lungo il torrente Rio, affluente del Tevere. Quello che le due commissioni però non sapevano era che dal monte scendevano in realtà due torrenti paralleli, tutti e due chiamati Rio e ognuna segnò il proprio confine al primo Rio che incontrò, senza sapere dell’esistenza dell’altro.
Rimase così fuori dai confini una striscia di terreno dell’estensione di 330 ettari, in mezzo alla quale sorgeva il piccolo borgo contadino di Cospaia con i suoi 350 abitanti, che si affrettarono a proclamare “libero” il loro borgo. Per non aggravare la tesa situazione politica, sia il papato che Firenze rinunciarono alla ridefinizione dei confini e così nacque la Repubblica di Cospaia, il più piccolo Stato indipendente del mondo.
Nel 1574 subentrò un fatto nuovo. L’abate Alfonso, vescovo di San Sepolcro, ricevette dallo zio cardinale Niccolò Tornabuoni, Nunzio apostolico a Parigi, i semi di una pianta medicinale che si stava diffondendo in Francia, il tabacco. Da San Sepolcro a Cospaia il passo fu breve e la coltivazione di questa pianta fece la fortuna del paese, essendo priva di dazi e gabelle. Quando il papa lanciò una scomunica contro l’uso del tabacco, Cospaia iniziò un commercio clandestino che provocò l’arrivo di numerosi contrabbandieri e con loro di altri fuorilegge che volevano sfuggire alla giustizia dei due stati adiacenti.
Questo attirò sulla piccola Repubblica un’attenzione che le fu fatale e nel giugno del 1826 il Papa ne decretò la fine, assorbendo i territori e indennizzando gli abitanti con una moneta d’argento a testa.