15 dicembre 2022 (Luigi Campi) – Greppolischieto è un puntino sulla carta geografica, nascosto tra il verde di querce, elci e castagni. Negli anni ’60 del ‘900 era abbandonato, ma destò l’interesse della stilista romana Anna Fendi che ne acquistò le abitazioni e provvide a far ristrutturare l’abitato mantenendone le caratteristiche di borgo medievale.
Le sue origini sono avvolte nel mistero. Il nome Greppo potrebbe far pensare al fianco scosceso di un monte. Ma lischieto? Non si sa. Si pensa possa essere stato fondato dagli abitanti della vicina Fallera in seguito alla distruzione della loro città. Costruirono un castello di cui sono ancora ben visibili le mura con l’unica porta d’ingresso. Siamo in pieno medioevo, il periodo più brutto per questa piccolo borgo fortificato. Aspramente conteso tra Orvieto e Marsciano nell’XI e XII secolo, finì poi per diventare un castello di Perugia. Nel censimento del 1282 Greppolischieto risulta essere classificato villa con 24 fuochi (famiglie) soggetti a pagare le tasse. Dopo appena un secolo, nel 1380, lo troviamo però già declassato a castrum. La situazione diventò insostenibile nel 1440, quando una carestia costrinse il Consiglio dei Priori ad elargire aiuti in grano agli abitanti e ad esonerare la città per due anni dal risarcimento dei debiti contratti col comune. Nel 1656 si arrivò a soli 87 abitanti, finché si azzerò completamente nel 1960. Greppolischieto entrò a far parte del comune di Piegaro, dal quale tuttora dipende. Andare a Greppolischieto è come affacciarsi sul mondo, in quanto lo sguardo può spaziare a 360 gradi dal Lago Trasimeno ai Monti Sibillini. Alla grandiosità del panorama esterno, si contrappone l’esiguità, tipicamente medievale, di quello interno: le vie brevi, la piazzetta con il pozzo, i sottopassi, la chiesa con la piccola grotta ad imitazione di quella di Lourdes, tutto dominato da un silenzio irreale.