Terni, 14 novembre 2018 – “La finalità di un Ospedale è quella di assicurare la cura più appropriata a ogni singolo paziente e per i farmaci dovrebbe valere lo stesso discorso e invece, oggi, usiamo male quelli che abbiamo perchè ne prescriviamo a pazienti che non ne hanno bisogno e non ne diamo a chi ne necessita” commenta così Maurizio Dal Maso DG dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni la Legge di Bilancio in discussione a camere riunite. Una maggiore attenzione alla corretta prescrizione e aderenza dei farmaci porterebbe ad ingenti risparmi, oltre al fatto di curare meglio i pazienti.
“Dobbiamo riportare il medico e il team di professionisti che curano il paziente al centro del percorso di cura senza ulteriori perdite di tempo su aspetti formali che nulla hanno a che vedere con l’appropriatezza delle cure”. Dopo anni che lo diciamo ora dobbiamo fare davvero innovazione di processo e servizio, sostenibilità del sistema a tutti i livelli decisionali e gestionali e, finalmente, unire “clinical governance” con integrazione non solo professionale ma anche logistica.
E’ superfluo ricordare che in sanità, da sempre, la qualità di un servizio non è data da quello che ci mettiamo dentro ma è “quello che il paziente ne tira fuori”. Quindi sempre di più professionisti e manager in sanità dovranno condividere, e non solo a parole, l’obbligo di agire secondo il principio del “the right care, in the right setting, at the right time”.
E ancora sulla questione liste di attesa “Sui tempi di attesa bastava fare quello che tutti sanno da anni, governo della domanda e integrazione informatica centrale dell’offerta divisa in prestazioni di primo livello/accesso ampiamente diffusa sul territorio e quelle di secondo livello, ovvero i PDTA, per la presa in carico effettiva dei pazienti con patologie già accertate che dovranno essere seguite e trattate nei centri idonei senza inutili rinvii o altre carenze o disservizi organizzativi e/o professionali”.
Dal Maso poi si interroga, “la direzione aziendale, la classe medica e tutti i professionisti sanitari sapranno gestire questo diverso e innovativo approccio culturale?” E la risposta è immediata “Per quanto riguarda la formazione specialistica paghiamo il ritardo della formazione universitaria in termini numerici ma anche, e soprattutto, in termini qualitativi, sia dal punto di vista professionale sia perchè prepariamo dirigenti che non sanno nulla, o molto poco, di cosa significa “dirigere” all’interno di strutture operative e quale deve essere il ruolo nuovo che i clinici devono sapere interpretare nella consapevolezza che il medico decide come utilizzare le risorse in base ad un percorso clinico-assistenziale che giudica ottimale per quello specifico paziente. E’ logico e necessario che abbia questa libertà di scelta ma sarebbe incoerente, però, se non avesse anche la responsabilità dell’impiego corretto delle risorse. In sanità, il controllo economico non è di natura gerarchica, ma passa attraverso la responsabilità professionale di coloro che hanno in cura i pazienti.
Il medico in ogni attimo della propria attività è sempre inesorabilmente ed ineludibilmente dottore, docente e dirigente perché le attività cliniche (prevenzione, diagnosi, terapia e riabilitazione) quelle di educatore verso discenti, pazienti e familiari e quelle di dirigente sono inscindibili e scorrono integrate lungo tutte le ore di attività professionale indipendentemente dalla specializzazione o dal contesto in cui si opera.
Questo era, ed è tuttora, il vero problema, ovvero il cambiamento costante e continuo che è richiesto ai clinici . “Avendo a disposizione sempre le stesse risorse economiche – un bene se si pensa ai tagli negli altri settori, un male con un occhio all’inflazione e alla popolazione che invecchia – è ora di rimboccarsi le maniche, basta chiacchiere”.