12 marzo 2022 – Luigi Campi – Non sono in molti a conoscere le Gole del Forello, ma basta dire Lago di Corbara e già ci si capisce meglio. Ci troviamo tra Todi ed Orvieto, nel cuore del Parco fluviale del Tevere, là dove il fiume attraversa il monte Peglia. Il luogo è solitario e adatto a chi ama la speleologia, l’arrampicata, il torrentismo. Vi si trovano pareti rocciose alte più di 200 metri e rilievi calcarei con voragini e inghiottitoi, che un tempo circondavano il lago Tiberino o Lacus Umber.
L’Italia centrale un tempo era occupata da un grande bacino di acqua salata che due milioni di anni fa occupava tutta l’Umbria, alimentato da una fitta rete di fiumi.
I movimenti tettonici fecero sollevare le catene di monti lungo le rive, isolando così questa parte di mare. I terremoti, così frequenti in Umbria, modificarono ancora il terreno e il mare umbro si ritirò definitivamente, aiutato anche dalle opere di bonifica romana. Di questo immenso lago è rimasta traccia nella forma dell’odierna Valle Umbra, nelle argille sabbiose con conglomerati marini presenti nella zona tra Narni e Otricoli, negli ammoniti fossili che si ritrovano in ampie zone del suo territorio, nel lago Trasimeno, ultimo residuo di quelle acque, mentre il Tevere, dovette ritagliarsi la sua strada per raggiungere il Tirreno scavando grotte, voragini e inghiottitoi, che oggi sono la caratteristica dominante delle Gole del Forello. Tra le grotte, la più grande è la Grotta dei Pozzi della Piana, con oltre due chilometri di cunicoli nei quali sono stati rinvenuti reperti risalenti al neolitico e all’età del bronzo.
Nella piccola frazione di Scoppieto (da scopulus, scoglio) sono stati ritrovati i resti di un antico villaggio di ceramisti con fornaci, vasche, torni e braceri. Le ceramiche ritrovate erano di grande pregio e riportavano il sigillo dei ceramisti, i fratelli Lucius Zosimus e Publius Avilius Zosimus, che lavorarono dal 14 al 75 d.C. Si tratta forse della più antica fornace romana di ceramica a carattere industriale. Una volta arrivati a Roma, i prodotti prendevano anche la via del mare ed arrivavano negli altri paesi del dominio romano, soprattutto in Africa. Ad Alessandria e a Cartagine sono stati ritrovati ad esempio manufatti con il sigillo di Scoppieto.