Perugia, 18 gennaio 2020 – In Umbria è altissima l’attenzione alla prevenzione del tumore del collo dell’utero. Secondo i dati del sistema di sorveglianza PASSI, resi noti dai servizi di Epidemiologia delle due Usl regionali in occasione della settimana europea per la prevenzione del tumore al collo dell’utero, che si celebra dal 21 al 27 gennaio, infatti, circa 9 donne su 10, fra i 25 e i 64 anni, si sottopongono a scopo preventivo allo screening del tumore della cervice uterina (Pap-test o Hpv test secondo quanto raccomandato dalle linee guida nazionali). Il dato è nettamente superiore alla media nazionale.
“Il test preventivo di screening per il tumore del collo dell’utero – spiega la dottoressa Carla Bietta, responsabile del servizio epidemiologia della Usl Umbria 1 – viene eseguito prevalentemente all’interno dei programmi organizzati dalle Asl (67%, circa 161mila donne che si sono sottoposte al test), mentre una quota inferiore ma consistente di donne (20%) fa prevenzione per iniziativa personale fuori dai programmi organizzati, sostenendo del tutto o in parte il costo dell’esame. Complessivamente la quota di donne che effettua un test preventivo di screening per il tumore del collo dell’utero (dentro o fuori i programmi organizzati) è maggiore fra le più istruite, fra coloro che riferiscono minori difficoltà economiche e fra le donne di cittadinanza italiana”.
Nonostante ciò, restano circa 14mila donne che dichiarano di non aver mai effettuato lo screening e 18mila che riferiscono di averlo fatto da più tempo del periodo raccomandato. La motivazione più frequentemente addotta per la mancata esecuzione dello screening è l’idea di non averne bisogno (28%) o di non aver avuto tempo (18%). L’intervento più efficace nel migliorare l’adesione allo screening, si conferma essere l’invio della lettera di invito da parte della Asl, associato al consiglio del medico/operatore sanitario.
La copertura dello screening cervicale non è uniforme sul territorio nazionale: c’è una variazione Nord-Sud a sfavore delle regioni del Sud Italia. In questo contesto l’Umbria si conferma una delle regioni più virtuose, con un dato migliore rispetto al valore medio nazionale e un continuo aumento di donne che effettuano i controlli grazie agli screening organizzati. Questa procedura riduce le disuguaglianze sociali di accesso alla prevenzione: per la gran parte delle donne meno istruite o con maggiori difficoltà economiche o straniere, che meno frequentemente di altre si sottopongono allo screening cervicale, l’offerta di un programma organizzato rappresenta l’unica occasione di prevenzione del tumore della cervice.