La settimana mondiale della Tiroide, nata col fine di sensibilizzare l’opinione pubblica e il mondo scientifico sulla diagnosi precoce e i problemi legati alle malattie tiroidee, si svolgerà quest’anno dal 23 al 27 maggio ed avrà come tematica di fondo “la tiroide dal bambino all’anziano”, dal momento che svolge una funzione fondamentale per il metabolismo, il sistema cardiovascolare e il sistema nervoso durante l’intero arco della vita, dall’età fetale all’età adulta e anziana.
Nell’ambito della settimana mondiale della tiroide, quest’anno la USL Umbria1 promuove differenti iniziative. Il 26 maggio ha organizzato un incontro divulgativocon gli alunni della Scuola Media Colomba Antonietti di Bastia Umbra ed ha programmato una valutazione di screening clinico rivolta ai pazienti anziani degenti nella Residenza Sanitaria Assistita situata all’interno dell’ospedale di Assisi. Infine, con il patrocinio del Comune di Assisi, ha organizzato un incontro con la popolazione generale, i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, che si svolgerà il 27 maggio alle 17,30 nella Sala della Conciliazione del palazzo comunale di Assisi. Il dottor Giuseppe Murdolo, responsabile del servizio ambulatoriale divisionale di Endocrinologia, Metabolismo e Nutrizione dell’ospedale di Assisi, risponde ad alcune domande per inquadrare meglio l’importanza di questa ghiandola endocrina nel corso di tutta la nostra la vita e dell’identificazione precoce di eventuali alterazioni della funzionalità tiroidea.
Perché parlare della tiroide nel bambino e nell’anziano? La tiroide svolge un ruolo fondamentale nell’arco di tutta la vita umana, da prima della nascita alla terza età, in quanto regola importanti processi quali lo sviluppo neuropsichico e l’accrescimento somatico nell’età evolutiva, mentre in tutte le età è fondamentale per la funzione cardiovascolare, il metabolismo basale, lipidico, glucidico e osseo. Lo screening e la diagnosi precoce sono di notevole interesse pertanto in tali età della vita, dal momento che la maggior parte delle malattie della tiroide può essere prevenuta e curata nelle fasi iniziali senza importanti conseguenze sulla salute.
Quali sono le cause note alla base delle malattie tiroidee e quali le patologie tiroidee più frequenti? La causa più frequente della patologia tiroidea rimane ancora la carenza di iodio, che può provocare, a seconda dell’età in cui si verifica, riduzione del quoziente intellettivo, deficit neurologici minori, gozzo, formazione di noduli o ipertiroidismo. Garantire un adeguato apporto di iodio nell’alimentazione rappresenta pertanto il più efficace mezzo di prevenzione delle malattie tiroidee. In particolare, i bambini e le donne in gravidanza sono più vulnerabili nei confronti degli effetti avversi della carenza iodica, poiché in queste fasi della vita il fabbisogno di iodio è maggiore. Durante la vita intra-uterina gli ormoni tiroidei concorrono al corretto sviluppo del sistema nervoso centrale dell’embrione e del feto. Un apporto nutrizionale di iodio insufficiente in questa fase della vita può compromettere lo sviluppo intellettivo e cognitivo del nascituro fino a portare al cosiddetto “cretinismo”. Per prevenire la carenza iodica è necessario che l’alimentazione quotidiana sia quanto più possibile varia e preveda oltre al consumo di pesce, latte e formaggi, cibi a più alto contenuto di iodio, l’utilizzo abituale di sale arricchito di iodio (sale iodato). La patologie tiroidee di più frequente riscontro sono i noduli tiroidei, che possono esser rilevabili con l’esame ecografico (se di piccole dimensioni) nel 50-60 percento della popolazione generale. Inoltre, l’ipotiroidismo, cioè la patologica riduzione della produzione di ormoni tiroidei, può essere riscontrato in forma lieve in quasi il 10 percento della popolazione ed aumenta con l’età. Ad essere colpite sono soprattutto le donne oltre i 75 anni, infatti, una donna su 5 ne può essere affetta. Al contrario, l’ipertiroidismo, cioè l’eccessiva produzione di ormoni tiroidei, ha una prevalenza del 4-6 percento, soprattutto nelle popolazioni più anziane.
Quali esami bisognerebbe fare e a chi? Per un corretto inquadramento clinico è importante utilizzare mezzi diagnostici mirati e terapie appropriate. In tale contesto, la figura dello specialista endocrinologo è di grande importanza. Gli esami laboratoristici e strumentali fatte “a tappeto” non sono, e non devono rappresentare uno strumento di diagnosi indiscriminata di patologia tiroidea. Inoltre, se non correttamente interpretati, spesso creano inutili allarmismi e preoccupazioni negli stessi pazienti. La sorveglianza su particolari categorie a rischio quali appunto il neonato, la donna in gravidanza, il paziente anziano con pluripatologie, è quindi di estrema importanza.
Si possono prevenire alcune malattie della tiroide come il “gozzo” ? Lo iodio è una sostanza fondamentale per il corretto funzionamento della tiroide. Dal momento che lo iodio non viene prodotto dall’organismo dobbiamo introdurlo con gli alimenti. Purtroppo, oggi non riusciamo ancora con l’alimentazione a raggiungere il fabbisogno giornaliero di iodio. Sebbene l’assunzione abitualmente di sale iodato, che contiene circa trenta volte la quantità di iodio presente nel normale sale essiccato, è un mezzo di profilassi, alcuni soggetti (come appunto i bambini e gli anziani) vengo spesso (ed a ragione) sottoposti a diete povere di sale. In tal caso abbiamo a disposizione degli integratori di iodio che permettono di ovviare al problema della iodo-carenza. Tali integratori sono però ancora poco utilizzati, soprattutto nelle donne gravide e durante l’allattamento. L’augurio è che con le nostre campagne divulgative si possa sempre più diffondere la necessità di “iodare” il più possibile la nostra tiroide.