I Templari a Perugia

15 febbraio 2022 – Luigi Campi – Le vie di Perugia nascondono molti simboli alchemici ed esoterici, templari e massonici. Una delle strade con il maggior numero di questi simboli è Corso Garibaldi, dove tra schiere di case medievali, è facile trovarli sui portoni e sugli architravi.

Squadre, compassi, triangoli su per la strada fino al Tempietto di San Michele Arcangelo, considerato il primo edificio religioso costruito a Perugia.

La sua origine sembra sia collegata a Bisanzio e al corridoio bizantino che, nel VI secolo d.C., consentiva di collegare Roma a Ravenna e quindi al mare adriatico.

Dove sono i riferimenti templari? Anzitutto la stessa forma rotonda del Tempio, chiamato anche Padiglione di Orlando, che simboleggia il cielo e richiama la forma della città di Gerusalemme. Poi sui capitelli del colonnato interno e sul pavimento ci sono incisioni con stelle a cinque punte inscritte in un cerchio, croci patenti, e i simboli dei mastri muratori, falegnami, vasai, scalpellini, fabbri e di altre corporazioni artigiane, poi confluiti nei simboli della massoneria.

Ma il monumento più significativo della presenza templare a Perugia è costituito dalla chiesa sconsacrata di San Bevignate, nel Rione di Porta Sole, nei pressi del cimitero monumentale della città. Sul portone d’ingresso, insieme ad altri simboli zoomorfi e floreali, spicca, su ambedue i lati, il Fiore della vita, mentre all’interno preziosi cicli di affreschi illustrano la missione dei Templari in Terra Santa.

In un affresco è rappresentato il beauceant, cioè la bandiera templare divisa in due bande orizzontali, bianca sopra (la luce) e nera sotto (il buio) con la croce patente e, in un affresco sopra l’abside, le nove stelle intorno alla croce patente rappresentano i nove Templari che fondarono l’Ordine. In un altro affresco sono raffigurati tre santi (Maddalena, Stefano e Lorenzo) che erano i santi dei quali la regola templare imponeva di osservare la festività. Sembra che sotto il presbiterio si trovi l’urna con le spoglie di Bevignate, che qui viveva e che vi furono traslate nel 1608, dopo la sua canonizzazione.