Da circa due mesi gli abitanti della Comunità terapeutico-riabilitativa “Via dal Pozzo” a Perugia, all’interno del parco Santa Margherita, sono rientrati nella loro sede dopo un’importante ristrutturazione eseguita dalla USL Umbria 1 e durata circa un anno. All’’inaugurazione ufficiale della struttura, che si è svolta l’8 giugno, hanno partecipato l’assessore comunale ai servizi sociali Edi Cicchi, Nera Bizzarri, dirigente della direzione regionale alla sanità, Marco Grignani, responsabile del Dipartimento di Salute Mentale area sud, eAndrea Casciari, direttore generale della USL Umbria 1, insieme al direttore sanitario Pasquale Parise, a Letizia Santoro e ad altri operatori della comunità terapeutico riabilitativa.
La casa, di proprietà della USL 1, era stata in passato l’abitazione delle suore che si dedicavano agli internati del manicomio di Perugia ed era poi divenuta il luogo dove vivevano i cosiddetti ‘autonomi’, ospiti dell’ospedale psichiatrico in buone condizioni di salute e in grado di vivere autonomamente e di uscire da soli dal perimetro dell’ospedale. Oggi è la sede di una comunità che ospita nove persone con gravi problematiche psichiche, ma che sostanzialmente possono vivere una vita normale, grazie all’aiuto e al sostegno di dieci operatori della Coop Polis che si organizzano in turni sulle ventiquattro ore, poiché anche durante la notte è necessaria la presenza di qualcuno in grado di aiutare a gestire quei momenti di difficoltà che le personalità fragili degli ospiti non sono in grado di affrontare da sole.
Gli interventi hanno comportato un investimento di quasi 180mila euro ed hanno riguardato la ristrutturazione e il recupero funzionale della struttura, con messa a norma di tutti gli impianti, nuova pavimentazione e riorganizzazione logistica. “La sede così rinnovata – ha detto il direttore generale della USL Umbria 1 Andrea Casciari, annunciando anche l’avvio della riorganizzazione generale di tutto il dipartimento di salute mentale – consentirà una migliore qualità di vita grazie ad una diversa disposizione delle camere, aree comuni più accoglienti ed una zona in cui sarà possibile realizzare alcuni laboratori espressivi, che spesso gli abitanti della struttura hanno richiesto. Alcune sperimentazioni sono già state portate avanti con la produzione di quadri collettivi di notevole impatto emotivo, che sono stati appesi alle pareti delle sale comuni”.
“Si tratta di un rinnovamento strutturale importante sia per chi ci vive e ci lavora – ha sottolineato l’assessore Edi Cicchi – sia per la valenza storica e culturale della struttura stessa e dei suoi contenuti”, che peraltro “va nella direzione della conferenza dell’8 maggio 2015 per quanto riguarda i temi della riabilitazione psicosociale e della residenzialità – ha aggiunto la dirigente regionale Nera Bizzarri – con l’obiettivo di riorganizzare in tutta la regione un percorso che metta al centro il malato e la sua famiglia con attività sia residenziali sia esterne”.
Infatti è anche possibile uscire dalla comunità, è stato più volte sottolineato nel corso dell’incontro: per attività in palestra e per una passeggiata da soli oppure organizzata dalle associazioni che partecipano al progetto di inclusione sociale; per una gita o una vacanza con gli operatori, per un evento che la città offre o programmato dal dipartimento di salute mentale. Qualcuno esce per andare a lavorare, con una borsa lavoro o anche per un lavoro statale retribuito come da contratto nazionale. E, infine, si può uscire perché il percorso di riabilitazione è finito e si può quindi tornare alla propria famiglia o andare a vivere con altri ex abitanti di strutture di riabilitazione.
E’ successo così ad Alberto. La sua storia è stata costellata da gravi difficoltà e sofferenze: l’uso di sostanze, tentativi di suicidio, inserimenti in strutture private lontane da casa. Dopo un percorso lungo e faticoso è finalmente riuscito a raggiungere un grado di indipendenza economica e psicologica tale che gli ha consentito, con il supporto del Centro di salute mentale di riferimento territoriale, di rientrare presso la sua famiglia e la sua casa, dove ora vive serenamente, fiero di essere riuscito a superare difficoltà esistenziali e personali così grandi e di avere in definitiva sconfitto un male considerato fino a poco tempo fa incurabile e soprattutto ingestibile per la società.