Terni, 21 gennaio 2019 – E’ comprensibile il timore espresso dai professionisti e dalle OO. SS. della dirigenza medica e sanitaria dell’Azienda ospedaliera di Terni – commenta il direttore generale Maurizio Dal Maso in relazione al documento intersindacale diffuso in data odierna – di vedere vanificati gli sforzi fatti tutti insieme in questi 3 anni per far crescere l’ospedale ternano e consolidarne il ruolo di Centro di riferimento nazionale e di insegnamento per l’alta specialità.
L’ospedale, già ricco di altissime professionalità universitarie e ospedaliere, e molte nuove ne sono arrivate dal 2016 in poi, negli ultimi anni ha compiuto una vera rivoluzione organizzativa che lo ha portato ad ottimizzare i costi e le risorse disponibili, efficientare i percorsi di cura, aumentare la complessità della casistica trattata, ma anche la qualità e la quantità delle prestazioni erogate. E’ aumentato non soltanto il fatturato ma il numero degli interventi chirurgici eseguiti (oltre 18.500 nello scorso anno) e quello della attività ambulatoriali, così come gli accessi al Pronto Soccorso /DEA, che nel 2018 sono stati circa 45.000 con una media giornaliera di 124 accessi, a conferma che non è stata solo perseguita l’alta complessità e l’alta specializzazione, ma è stato fatto uno sforzo importante da tutti i professionisti dell’Azienda ospedaliera per potenziare anche l’accoglienza e l’assistenza di casi clinici a medio-bassa intensità, cercando non soltanto di mantenere il ruolo di ospedale di comunità ma di andare a supportare, per quanto possibile, anche l’assistenza sul territorio, compatibilmente con i 578 posti letto complessivi che sono stati resi disponibili quest’anno nell’ospedale. Occorre anche considerare lo sforzo svolto da tutto il personale aziendale, al momento pari a 1663 professionisti effettivi in servizio, che hanno sostenuto incrementi di attività molto significativi.
E’ ragionevole, quindi, la paura che eventuali scelte di indirizzo politico-istituzionale che non dovessero andare nella direzione dell’integrazione e dello sviluppo delle reti cliniche professionali, penalizzerebbe l’ospedale e la città di Terni, rischiando di vanificare tutto il lavoro fatto dai suoi professionisti, che rappresentano una risorsa inestimabile non soltanto per il territorio di Terni ma per tutta la Regione Umbria.