Aids, Usl Umbria 1 sempre all’avanguardia nella chirurgia ricostruttiva dei danni da farmaco

Aids, Usl Umbria 1 sempre all’avanguardia nella chirurgia ricostruttiva dei danni da farmaco

La lotta contro l’Aids non riguarda solamente la riduzione della mortalità associata all’infezione dal virus di immundeficienza umana Hiv ma passa anche per la non discriminazione dei soggetti colpiti dalla malattia e per il supporto che la scienza può offrire per consentire loro la possibilità di condurre uno stile di vita il più normale possibile. Su questo versante, in occasione della Giornata mondiale dell’Aids (che si celebra il primo dicembre), il direttore della struttura complessa aziendale di chirurgia plastica e ricostruttiva della Usl Umbria 1, Marino Cordellini, ricorda che all’ospedale di Umbertide è presente il centro nazionale per gli interventi di chirurgia plastica ricostruttiva, per il trattamento degli effetti collaterali dei farmaci antiretrovirali ai quali si devono sottoporre i malati affetti da Hiv. Si tratta, infatti, di terapie farmacologiche che provocano alterazioni deformanti del viso e di tutto il corpo e che comportano gravi conseguenze anche dal punto di vista psicologico e sociale, in quanto il loro stato è facilmente identificabile a malati di Aids.

Nel reparto di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva si trattano chirurgicamente i casi di lipodistrofia con metodiche all’avanguardia. Nel 2022 sono stati trattati circa 160 casi mentre nel 2023 i pazienti che hanno avuto accesso alla struttura, di cui il 98 per cento proveniente da fuori regione (grazie alla rete costruita con tutti i centri italiani di malattie infettive), sono già stati circa 180 e i numeri sono in continuo aumento. La Usl Umbria 1, quindi, offre un servizio importante in quanto i principali farmaci antiretrovirali, quelli che permettono oggi di sopravvivere all’infezione, determinano delle gravissime alterazioni di diversi tessuti del corpo umano come muscoli e sottocute. Presso le strutture ospedaliere aziendali, questi pazienti, oltre che essere sottoposti – spesso con tecnologie ultrasoniche – ad asportazione delle zone di accumulo, nei casi di atrofie, vanno incontro a complessi interventi di trasferimento di tessuti da una zona e l’altra del loro corpo, per ripristinare la loro normale morfologia, non certo a scopo estetico, ma con l’unico fine di non essere discriminati come affetti da Aids e di avere un generale profondo miglioramento della loro qualità di vita.