1 Luglio 2022 – Luigi Campi – Ci troviamo a Montegiove, una piccola frazione del comune di Montegabbione in provincia di Terni dove è possibile visitare un luogoche sembra sorto dalla fantasia di una mente sognante: la Scarzuola. Il paesaggio intorno è bucolico ma nei secoli deve essere stato piuttosto frequentato, tanto che ha conservato traccia delle sue antiche strade. Di qui passava la via Appia, la via dei Romani che univa Roma a Firenze, costruita su un più antico tracciato etrusco. Qui nel 1218 San Francesco, secondo la tradizione, si fermò per riposarsi dal suo girovagare, vi piantò una rosa e un alloro e vi fece scaturire, per miracolo, una fontana per avere l’acqua per annaffiarli. Poiché aveva costruito il suo riparo utilizzando la scarza, una canna palustre, la località prese il nome di Scarzuola e con questo nome la troviamo citata nelle cronache medievali.
A ricordo di questo passaggio di Francesco, i Conti di Marsciano vi fecero costruire una chiesa e un convento che donarono ai Frati Minori Francescani.
Nel 1957 chiesa e convento furono acquistati dall’architetto milanese Tomaso Buzzi, il quale, dopo aver restaurato l’antico convento, iniziò a dare forma al suo immaginario onirico creando negli orti una sua personale città ideale.
Per 25 anni il Buzzi lavorò alla realizzazione del suo progetto, una specie di grande città-teatro che si sviluppava come una grande scenografia teatrale.
Alla Scarzuola la palestra, la piscina e le terme sono reminiscenze di Villa Adriana di Tivoli, la Rometta di Villa d’Este, ma nell’Acropoli troviamo ricordi del Partenone, del Colosseo, del Pantheon, della Torre dei Venti, del Tempio di Vesta e della Torre dell’orologio di Mantova, tutto rivisitato secondo la particolare immagine fantastica del Buzzi. E poi ancora immagini riprese e “stravolte” dal Parco dei mostri di Bomarzo, in un percorso che può essere interpretato anche come un viaggio dell’inconscio.
Nel 1981 Tomaso Buzzi muore senza aver completato la sua Città ideale, ma lascia numerosi disegni e appunti con i quali il nipote Marco Solari, la portò a conclusione. Oggi è visitabile su appuntamento.