La lotta all’Aids passa anche per la non discriminazione dei soggetti colpiti dalla malattia. In occasione della giornata mondiale dell’Aids, la Usl Umbria 1 rende nota l’attività del centro di Umbertide, l’unico a livello nazionale che tratta chirurgicamente la lipodistrofia, uno dei più temibili effetti collaterali delle cure alle quali i devono sottoporre i malati affetti da Hiv, cioè le alterazioni deformanti del viso e di tutto il corpo, che ha gravi conseguenze anche dal punto di vista psicologico e sociale, infatti rende i pazienti facilmente identificabili come malati di Aids e, quindi, vittime di discriminazione.
Ogni anno arrivano nel centro di Umbertide, di cui è responsabile la dottoressa Anna Domatsoglou, circa 150 pazienti, di cui il 98% da fuori regione, grazie ai contatti con i centri di malattie infettive di tutta Italia, per sottoporsi ai trattamenti ricostruttivi per limitare le alterazioni del viso provocate dalle cure. I principali farmaci antiretrovirali, quelli che permettono oggi di sopravvivere all’infezione, determinano, infatti, delle gravissime alterazioni di diversi tessuti del corpo umano, come muscoli e sottocute, cioè il tessuto fibroso ed adiposo presente in tutto il corpo provocando due fenomeni. Il primo è l’accumulo a livello della parete posteriore del collo e del dorso (ma anche in altri distretti) di enormi quantità di tessuto fibro-adiposo e impediscono i movimenti e provocano alterazioni morfologiche del profilo del corpo difficilmente nascondibili. Il secondo riguarda una marcata atrofia di tutto il tessuto muscolare e dei tessuti per cui gli arti diventano ipotrofici con il plesso venoso superficializzato. Soprattutto il viso appare profondamente scavato, con guance infossate e pelle tesa. Chiaramente un giovane che presenta questi segni viene normalmente identificato come malato di Aids ed emarginato dalla società, nonostante le cure.
Presso le strutture ospedaliere della Usl Umbria 1, questi pazienti, oltre che essere sottoposti, spesso con tecnologie ultrasoniche, ad asportazione delle zone di accumulo, nei casi di atrofie. vanno incontro a complessi interventi di trasferimento di tessuti da una zona e l’altra del loro corpo per ripristinare la loro normale morfologia, non certo a scopo estetico ma con l’unico fine di non essere discriminati come affetti da Aids ed avere un generale profondo miglioramento della loro qualità di vita.
“Vorrei ringraziare in particolar modo – spiega il dottor Marino Cordellini, direttore della struttura complessa di chirurgia ricostruttiva della Usl Umbria 1 – tutto il personale, medico e non solo che, con grande dedizione, si occupa ogni giorno di questi pazienti, in un contesto sanitario e assistenziale estremamente delicato”.